martedì 30 luglio 2013

Il martello dell'Eden

Leggendo la quarta di copertina, con la storia che i terremoti possono essere generati artificialmente, ripensi che anche in 'Potere assoluto' di Tom Clancy sembrava una boiata il fatto che dei terroristi possano far schiantare un aereo sul Campidoglio... fino all'11 settembre.
Il libro quindi lo leggi quantomeno col sospetto che quello che viene raccontato possa succedere davvero.
Non è sicuramente il miglior romanzo di Follet, ma la storia si sviluppa con un ritmo abbastanza serrato e la trama, pur semplice, non delude. Insomma un bel romanzo da leggere per svagarsi... stando attenti che la terra non tremi sotto i piedi.

giovedì 30 maggio 2013

Faccio una premessa: questo libro mi è piaciuto talmente poco che mi viene il sospetto di non averlo capito per nulla...
Innanzitutto il protagonista è quanto di più irreale si possa immaginare: un premio Nobel per la fisica obeso, disordinato, donnaiolo e semi-alcolizzato.
Nell'arco di tutto il libro i dialoghi sono davvero pochi e non sono neanche compensati dalle lunghe descrizioni di eventi e storie passate: se servissero a inquadrare gli eventi correnti sarebbe un conto... ma restano tutte lì sospese e fini a sé stesse.
Si salvano le ultime 50-60 pagine del libro in cui le vicende narrate fino a quel momento si ricongiungono e sembra che si debba arrivare a una conclusione. E invece tutto resta lì sospeso come se tutto il libro fosse solo un prologo a un'altra storia... che però non c'è.

lunedì 26 novembre 2012

Lettere contro la guerra


Un libro veramente tosto!
E' finito il valigia prima di un viaggio senza sapere di preciso quale fosse il tema trattato... o meglio: ero convinto che il titolo si riferisse alle guerre nel sudest asiatico che Terzani aveva raccontato da giovane giornalista inviato nella zona.
Ho cominciato a leggerlo, in attesa del rientro in Italia, al JFK di New York con vista sullo skyline di Manhattan: dopo poche pagine ho alzato gli occhi e un piccolo brivido mi è sceso lungo la schiena ripensando a quel giorno.
Come suo solito Terzani non usa giri di parole: esprime le sue idee fuori dai denti senza preoccuparsi di giudizi esterni. Qualche perplessità su alcuni dei concetti che esprime ce l'ho, ma di certo non posso ignorare le domande di fondo e il suo mettersi dall'altra parte per capire come viene vista la guerra dalla parte degli aggrediti, soprattutto in una situazione come quella della guerra in Afghanistan in cui l'unica visione accettata era quella in cui gli americani sono i buoni e i talebani i cattivi.
Forse la distanza tra teoria e pratica, tra idee e realtà non è mai stata così ampia come nel contesto del libro, ma le voci fuori dal coro servono anche e soprattutto per questo: gettare il seme del dubbio sperando che da qualche parte attecchisca.

lunedì 19 novembre 2012

Il drago nel cuore


Una delusione: più che la storia di una donna che rivela i segreti della Yakuza è la storia di una ragazza dall'adolescenza difficile.
Da adolescente Shoko diventa una Yanki (in Italia li chiameremmo teppisti) che si sballa con la colla e che a causa di questo finisce in carcere. Nel frattempo il padre, membro della Yakuza, perde potere e da lì ha inizio una serie di episodi che porteranno la famiglia alla disgregazione e le due sorelle, Shoko e Maki, a una serie di esperienze che le renderanno infelici finché la morte dei genitori non le farà riflettere in modo serio sulla propria vita e, in un certo senso, alla redenzione.
Di certo non viene rivelato alcun segreto della Yakuza, né il loro modo di operare (a parte un paio di episodi), né i lor interessi.
Al più il filo che lega tutta l'autobiografia sembra solo essere il fatto che il lavoro più facile che può trovare una ragazza è quello di accompagnatrice (ma ben lontano dall'essere una geisha) e che molti uomini giapponesi scelgono donne di questo tipo come amante.
Certo anche questo è un aspetto della società giapponese e alcuni altri ne emergono nel corso del libro, ma di segreti sulla mala giapponese non se ne vede neanche l'ombra.

mercoledì 19 settembre 2012

22/11/'63

L'argomento Kennedy mi aveva incuriosito, mentre il discorso sui viaggi nel tempo mi frenava... Ma alla fine ha prevalso la curiosità e sono davvero entusiasta di questo libro! Forse anche perchè era il mio primo King e adesso mi è venuta voglia di leggerne altri!
Il libro è scritto davvero bene e ti coinvolge sempre più man mano che si sfogliano le pagine, via via che ogni azione di Jake/George per cambiare il passato si scontra con il passato stesso che non vuole essere cambiato.
Forse il fatto di essere un viaggio nel passato, grazie a un lungo lavoro di ricerca dell'autore, aiuta a rendere tutto molto più realistico, ma credo anche che sia molto facile sfociare nel fantasy e rovinare tutto.
Insomma, cinque stelle più che meritate e l'ultima pagina che ti lascia in sospeso la domanda: "Ma sono davvero sicuro che cambiando qualcosa nel passato riuscirei a migliorare il mondo di oggi?"

mercoledì 18 luglio 2012

Steve Jobs


"Si riteneva un artista, e lo era, e si comportava da tale": credo che in questa frase dell'ultimo capitolo del libro si riassuma la vita e il lavoro di Steve Jobs.
E alla luce di questa frase si spiegano tutte le sue "stranezze": l'essere vegetariano, la dicotomia "eroe/stronzo", la cura maniacale per i più piccoli dettagli, le migliaia di sfuriate con i dipendenti... Ma tutto questo ha generato la Apple.
E' stato interessante poi scoprire alcuni aspetti che non conoscevo: l'uso di LSD in gioventù, il rapporto nemico/amico con Bill Gates, il rapporto con i figli vissuto veramente solo negli ultimi anni di vita... Ma soprattutto il suo iniziale rifiuto di curare il cancro che l'ha poi ucciso l'anno scorso: se l'avesse affrontato nel modo giusto fin dall'inizio forse la Apple avrebbe ancora il suo amministratore delegato.
Una nota sull'autore: avrà anche scritto diverse biografie, ma non mi è per niente piaciuto il modo con cui questo è scritto: mi è sembrato che spesso lasciasse delle cose in sospeso senza più riprenderle e di saltare dal presente al passato senza alcuna coerenza.

martedì 12 giugno 2012

Mondo senza fine


In tanti mi avevano consigliato di non leggerlo perché rispetto ai Pilastri della terra non ci guadagnavo nulla... Beh riciclando una frase "celebre" posso dire che sono pienamente d'accordo a metà.
In effetti la trama è speculare a quella dei Pilastri e in un certo senso sai già dove si andrà a parare, però lo stile con cui Follet scrive questi romanzi medievali mi piace parecchio e quindi la lettura non è mai noiosa.
Certo l'inizio del libro mi è sembrato più "lento" rispetto ai Pilastri e forse nel finale si chiudono un paio di vicende un po' troppo in fretta, però nel complesso il libro mi è piaciuto.
Se dovessi dare anch'io un suggerimento lo consiglierei a chi ha amato i Pilastri della terra e a chi piace lo stile di Follet, direi invece di lasciarlo perdere a chi cerca un libro sempre diverso da quello che ha già letto