Giusto per non dare l'impressione che sia tutto ancora in costruzione, ecco la nostra casetta vista dall'esterno. Nel giardino ad oggi sembra che sia esplosa una mina... ma ci daremo da fare anche per quello!
Nella seconda foto, partendo da destra, ci sono la cucina, salotto, bagno e camera matrimoniale, mentre girato l'angolo c'è la finestra della seconda camera (con una fantastica vista sullo scivolo che porta ai box... vabbè, mica si può avere tutto dalla vita!)
Ho anche qualche foto dell'interno ma vedere delle stanze vuote... o con dettagli tecnici tipo gli attacchi di acqua e gas della cucina... aspettiamo almeno di aver imbiancato per bene... o almeno dato una pulita!
Stay tuned!
martedì 18 novembre 2008
domenica 9 novembre 2008
La nostra futura dimora...
Dopo mille e mille giri nel bergamasco ecco alla fine la casa che il 12 dicembre diventerà nostra. A quello che si vede va aggiunto il giardino, il box doppio e la cantina.
Vorrei postare anche qualche foto dell'interno ma considerato che non ce n'è ancora una decente, quelle arriveranno in seguito!
E ora caccia ai mobili... aaaaargh!
Ah, dimenticavo: idee, consigli e suggerimenti per l'arredamento sono sempre bene accetti!
Vorrei postare anche qualche foto dell'interno ma considerato che non ce n'è ancora una decente, quelle arriveranno in seguito!
E ora caccia ai mobili... aaaaargh!
Ah, dimenticavo: idee, consigli e suggerimenti per l'arredamento sono sempre bene accetti!
...
Cercavo di capire se i sentimenti umani erano in grado di fronteggiare una così grande macchina di potere, se era possibile riuscire ad agire in un modo, in un qualche modo, in un modo possibile che permettesse di salvarsi dagli affari, permettesse di vivere al di là delle dinamiche di potere. Mi tormentavo, cercando di capire, scoprire, sapere senza essere divorati, triturati. O se la scelta era tra conoscere ed essere compromessi o ignorare - e riuscire a vivere serenamente. Forse non restava che dimenticare, non vedere. Ascoltare la versione ufficiale delle cose, trasentire solo distrattamente e reagire con un lamento. Mi chiedevo se potesse esistere qualcosa che fosse in grado di dare la possibilità di una vita felice, o forse dovevo solo smettere di fare sogni di emancipazione e libertà anarchiche e gettarmi nell'arena, ficcarmi una semiautomatica nelle mutande e iniziare a fare affari, quelli veri. Convincermi di essere parte del tessuto connettivo del mio tempo e giocarmi tutto, comandare ed essere comandato, divenire una belva da profitto, un rapace della finanza, un samurai dei clan; e fare della mia vita un campo di battaglia dove non si può tentare di sopravvivere, ma solo di crepare dopo aver comandato e combattuto.
Sono nato in terra di camorra, nel luogo con più morti ammazzati d'Europa, nel territorio dove la ferocia è annodata agli affari, dove niente ha valore se non genera potere. Dove tutto ha il sapore di una battaglia finale. Sembrava impossibile avere un momento si pace, non vivere sempre all'interno di una guerra dove ogni gesto può diventare un cedimento, dove ogni necessità si trasformava in debolezza, dove tutto devi conquistarlo strappando la carne all'osso. In terra di camorra combattere i clan non è lotta di classe, affermazione del diritto, riappropriazione della cittadinanza. Non è la presa di coscienza del proprio onore, la tutela del proprio orgoglio. E' qualcosa di più essenziale, di ferocemente carnale. In terra di camorra conoscere i meccanismi d'affermazione dei clan, le loro cinetiche d'estrazione, i loro investimenti significa capire come funziona il proprio tempo in ogni misura e non soltanto nel perimetro geografico della propria terra. Porsi contro i clan diviene una guerra per la sopravvivenza, come se l'esistenza stessa, il cibo che mangi, le labbra che baci, la musica che ascolti, le pagine che leggi non riuscissero a concederti il senso della vita, ma solo quello della sopravvivenza. E così conoscere non è più una traccia di impegno morale. Sapere, capire diviene una necessità. L'unica possibile per considerarsi ancora uomini degni di respirare.[...]"Maledetti bastardi, sono ancora vivo!"
Roberto Saviano - Gomorra
Sono nato in terra di camorra, nel luogo con più morti ammazzati d'Europa, nel territorio dove la ferocia è annodata agli affari, dove niente ha valore se non genera potere. Dove tutto ha il sapore di una battaglia finale. Sembrava impossibile avere un momento si pace, non vivere sempre all'interno di una guerra dove ogni gesto può diventare un cedimento, dove ogni necessità si trasformava in debolezza, dove tutto devi conquistarlo strappando la carne all'osso. In terra di camorra combattere i clan non è lotta di classe, affermazione del diritto, riappropriazione della cittadinanza. Non è la presa di coscienza del proprio onore, la tutela del proprio orgoglio. E' qualcosa di più essenziale, di ferocemente carnale. In terra di camorra conoscere i meccanismi d'affermazione dei clan, le loro cinetiche d'estrazione, i loro investimenti significa capire come funziona il proprio tempo in ogni misura e non soltanto nel perimetro geografico della propria terra. Porsi contro i clan diviene una guerra per la sopravvivenza, come se l'esistenza stessa, il cibo che mangi, le labbra che baci, la musica che ascolti, le pagine che leggi non riuscissero a concederti il senso della vita, ma solo quello della sopravvivenza. E così conoscere non è più una traccia di impegno morale. Sapere, capire diviene una necessità. L'unica possibile per considerarsi ancora uomini degni di respirare.[...]"Maledetti bastardi, sono ancora vivo!"
Roberto Saviano - Gomorra
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